Negli ultimi anni, il mondo del lavoro freelance ha visto una crescita significativa, soprattutto per le professioni che non richiedono una presenza costante in ufficio. Grazie anche a piattaforme online come Upwork è stato rivoluzionato il modo in cui i professionisti indipendenti trovano lavoro, i quali possono collaborare con aziende e committenti a livello globale. In questa guida ti spiegherò come iniziare a lavorare come freelance, quando vi è la necessità di aprire una Partita IVA e quale regime fiscale potrebbe essere il più adatto per te.
Come lavorare come freelance senza Partita IVA
Se sei all’inizio della tua carriera ed il lavoro che svolgi è occasionale, non è necessario aprire Partita IVA come freelance. In Italia, infatti, è possibile operare con una semplice ricevuta di prestazione occasionale, meglio conosciuta come ritenuta d’acconto. I guadagni ottenuti in questo modo devono essere dichiarati nella tua Dichiarazione dei Redditi come “Redditi diversi” e saranno soggetti all’imposta IRPEF in base agli scaglioni di reddito.
Attenzione! Non è vero che se non superi i 5.000 euro di fatturato non devi aprire la Partita IVA e versare i contributi.
Devi infatti analizzare il tuo business e capire se si tratta di un lavoro occasionale oppure di un’attività regolare e continuativa. In tale ultimo caso, sarà obbligatorio aprire una Partita IVA per essere in regola con la normativa fiscale italiana. Questo non solo ti metterà al sicuro da eventuali sanzioni, ma potrebbe offrirti anche dei benefici fiscali. Se, invece, il tuo lavoro è soltanto occasionale puoi operare come freelance senza partita iva.
Esistono degli indizi che possono aiutarti a comprendere se si tratta di lavoro regolare o occasionale: ad esempio, se crei un sito web, un blog oppure profili social a cui lavori assiduamente con lo scopo di vendere beni o servizi sicuramente si tratta di lavoro continuativo.
Aprire una Partita IVA per freelance: come scegliere il Codice Ateco
All’apertura della Partita IVA è necessario scegliere il Codice Ateco: questo è stabilito dall‘ISTAT e identifica il tipo di attività economica svolta. Sebbene le nuove professioni digitali non sempre abbiano un Codice Atecospecifico, è possibile trovare un codice che si avvicini alla tua area di competenza.
Ecco alcuni Codici Ateco utili per diverse professioni:
- Consulenza informatica: 62.02.00 – Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica.
- Marketing e promozione: 73.11.02 – Conduzione di campagne marketing e altri servizi pubblicitari.
- Consulenza aziendale: 70.22.09 – Altre attività di consulenza imprenditoriale e amministrativo-gestionale.
- Traduzione e interpretariato: 74.30.00 – Traduzione e interpretariato.
- Grafica e design: 74.10.21 – Altre attività dei disegnatori grafici.
Freelance e Partita IVA: regimi fiscali per aprire la Partita IVA in Italia
In Italia, chi decide di aprire una Partita IVA ha la possibilità di scegliere tra il regime ordinario semplificato e il regime forfettario. Per chi è all’inizio dell’attività, il regime forfettario è spesso consigliato, grazie alla sua semplicità gestionale e alle agevolazioni fiscali.
Regime Forfettario
Prima di optare per questo regime, è importante verificare di soddisfare i requisiti previsti. Infatti, per rientrare in questo regime fiscale è necessario rispettare i requisiti stabiliti dalla Legge di Bilancio 2023 ossia non superare gli 85.000 Euro di ricavi all’anno.
Nell’applicazione del regime forfettario, per ottenere il reddito imponibile occorrerà applicare ai ricavi il cosiddetto coefficiente di redditività associato al proprio Codice Ateco ossia quello scelto in fase di apertura della Partita IVA (rappresenta la percentuale dei ricavi soggetti a tassazione).
Ad esempio, per un consulente aziendale, il Coefficiente di Redditività è del 78%, il che significa che solo il 78% dei tuoi ricavi sarà tassato, mentre il restante 22% sarà considerato come spesa forfettaria.
Una volta calcolato il reddito imponibile, il regime forfettario prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva del 15%, riducibile al 5% per i primi cinque anni se si rispettano determinate condizioni. I contributi previdenzialivariano in base alla cassa previdenziale a cui sei iscritto, ma per i liberi professionisti senza cassa specifica, l’aliquota INPS è del 26,07%.
Regime forfettario per nuove Partite IVA
Se, oltre alle condizione sopra esposte, rispetti i seguenti ulteriori requisiti l’imposta sostitutiva del 15% può essere ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività:
- nei 3 anni antecedenti l’apertura della Partita IVA non hai svolto alcuna attività di impresa, ne in forma individuale, né associata né familiare;
- l’attività che svolgi come Partita IVA non deve essere la prosecuzione di un’attività che già svolgevi;
- se hai rilevato l’attività da un altro soggetto, devi assicurarti che i ricavi non abbiano superato il limite di 85.000 Euro.
Esempio: calcolo tassazione di una nuova Partita IVA in regime forfettario
Ecco un esempio pratico di calcolo di tassazione che dovrai affrontare come libero professionista. Poniamo il caso che tu fornisca consulenza marketing come freelance: il tal caso il coefficiente di redditività relativo al codice ATECO è il 78%. Immaginiamo inoltre che tu abbia guadagnato 30.000 euro dalla tua attività e che tu stia applicando l’aliquota del 5% valida per i primi 5 anni di attività.
Esempio:
Entrate: 30.000 euro
Coefficiente di redditività: 78%
Base imponibile: 23.400 euro (30.000 x 78%)
Imposta sostitutiva 5%: 1.170 euro (23.400 euro x 5%)
Contributi previdenziali: 6.099,78 (23.400 x 26,07%)
Adempimenti burocratici delle Partite IVA in regime forfettario
La Partita IVA individuale comporta una serie di adempimenti burocratici per il singolo freelance, tra cui:
- la creazione di una PEC (Posta Elettronica Certificata), obbligatoria per chi deve iscriversi in Camera di Commercio;
- la creazione dello SPID – identità digitale;
- la richiesta del numero di partita IVA all’Agenzia delle Entrate;
- l’iscrizione all’INPS.
Regime ordinario semplificato
Nel regime ordinario semplificato, invece, il reddito imponibile si ottiene sottraendo ai ricavi ottenuti i costi sostenuti per l’attività. In tale regime fiscale, si applicano al reddito così ottenuto le aliquote IRPEF.
Lavorare da freelance in Italia: come fatturare
Quando lavori come lavoratore autonomo, è importante sapere che se utilizzi piattaforme terze per cercare i tuoi clienti, queste potrebbero avere regole di pagamento diverse. I pagamenti, infatti, potrebbero avvenire anche in altre valute ed con diverse tempistiche, quindi è necessario seguire alcune procedure specifiche per essere in regola con le normative fiscali italiane. Ad esempio, Upwork in qualità di intermediario emette alla fine di ogni progetto due documenti: una fattura per le commissioni che trattiene e un modello di fattura per il cliente/committente. Tuttavia, quest’ultimo modello di fattura non è valido per il fisco, quindi sarà necessario emettere una fattura elettronica conforme alle leggi italiane.
Conclusioni
In conclusione, avviare e gestire un’attività di freelance può offrire molte opportunità anche a livello internazionale, ma richiede anche una comprensione adeguata delle tasse e contributi. Scegliere il giusto Codice Ateco, valutare il regime fiscale più adatto, sapere quanti contributi INPS versare, conoscere quando è necessario aprire una Partita IVA e soprattuto come fatturare sono passaggi fondamentali per operare in modo conforme e ottimizzare i propri guadagni. Prendersi il tempo per informarsi e, se necessario, chiedere consulenza legale e fiscale mirata, può fare la differenza nella gestione serena e proficua della tua attività come lavoratore freelance nonché evitare problemi con il fisco.
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