Creare una startup (o start-up) è un viaggio entusiasmante, ma anche pieno di insidie. Molti foundercommettono errori che, pur sembrando piccoli, possono compromettere la sopravvivenza della loro azienda nel lungo termine. Evitare questi errori sin dall’inizio aumenta notevolmente le probabilità di successo. In questa guida aggiornata al 2025, analizziamo 7 errori che sono assolutamente da evitare quando si lancia una startup, offrendo consigli pratici per affrontare le sfide imprenditoriali con il piede giusto.
Errore n. 1: scegliere co-founder sbagliati
Il team di fondatori è il cuore pulsante di una startup. Avere un’idea brillante non basta: è fondamentale avere accanto co-founder che condividano la tua visione, abbiano competenze complementari e siano profondamente impegnati nel progetto. Uno degli errori più gravi che si possono commettere è ritrovarsi soci che non siano realmente coinvolti quanto te o che non abbiano le capacità per portare avanti la startup.
Perché è pericoloso per la start-up?
Se un co-founder non è “all-in”, non sarà disposto a fare i sacrifici necessari, in termini di tempo, denaro ed energie, per far crescere l’azienda. Le startup, non mi stancherò mai di dirlo, NON sono aziende qualsiasi; si definisce startup un’azienda che ha un elevato potenziale di crescita, quasi esponenziale, con un background tecnologico. Come un razzo che deve entrare in orbita, per superare la forza di gravità, è indispensabile consumare tonnellate di carburante per ottenere la spinta propulsiva necessaria a raggiungere l’accelerazione giusta. Forse è il caso di chiederti: tutti i membri del team hanno questa volontà ferrea e quasi ossessiva di raggiungere il cielo? Hanno lasciato il loro lavoro principale per potersi dedicare anima e corpo al progetto? Si condivide una vision e una mission comune che non sia solo fama e ricchezza? Se la risposta è no a solo una di queste domande, forse è il caso di rivedere la compagine sociale (ovvero le quote di ciascuno).
Come evitare di commettere questo errore
Diciamoci la verità: quando si sceglie un socio per il proprio progetto non si può sapere fin da subito se si impegnerà al massimo, sarà all’altezza e rispetterà gli impegni presi a voce. Inoltre, bisogna verificare che abbia le competenze necessarie per il ruolo che andrà a ricoprire. Non si tratta solo di competenze tecniche ma anche di soft skill. Forse sarebbe necessario un articolo a parte, ma qui vorrei soffermarmi principalmente della tutela dal punto di vista legale: per tutelarsi è essenziale redigere un accordo scritto tra co-founder in cui si vanno a delineare le responsabilità, i ruoli e le conseguenti attività che ciascun dovrà porre in essere verso la startup. Inoltre, è necessario prevedere delle penali nel caso in cui i patti non vengano rispettati. Pertanto, è fondamentale che tali accordi non sia presi soltanto “a voce” ma siano stati inseriti in un accordo scritto, debitamente sottoscritto da tutti i soci fondatori.
Errore n. 2: non validare l’idea prima di lanciare una startup innovativa e spendere soldi
Molti founder si lanciano nella creazione della propria startup senza prima validare l’idea e testare il mercato: cadere nell’errore di innamorarsi del proprio progetto e investire risorse ingenti nello sviluppo del prodotto o servizio, senza avere redatto un business plan e prove concrete che ci sia una domanda reale, è un errore pericoloso che può portare rapidamente a un esaurimento delle proprie risorse. È come sposare una persona dopo il primo appuntamento… direi avventato!
Perché è pericoloso per la start-up?
Costruire un prodotto completo, lanciare una campagna di marketing, costituire una società a responsabilità limitata e spendere risorse significative senza sapere se il mercato risponderà positivamente può essere un errore fatale. Senza validare la tua idea, rischi di scoprire troppo tardi che nessuno è interessato al tuo prodotto/servizio, o che esso non si differenzia abbastanza da offerte già presenti sul mercato (hai mai sentito parlare di value proposition o proposta di valore?).
Come evitare di commettere questo errore
Prima di investire tempo e denaro nello sviluppo della struttura aziendale, concentrati sulla validazione dell’idea. Puoi farlo in diversi modi, ad esempio con sondaggi, interviste ai potenziali clienti (market research) e sviluppando un Minimum Viable Product (MVP), ovvero una versione semplificata del prodotto che possa essere testata sul mercato (se si tratta di un prodotto naturalmente). Ascolta il feedback degli utenti, apporta le modifiche necessarie e solo dopo che hai raccolto prove concrete della domanda, inizia a investire nel progetto in modo più cospicuo ma sempre mirato.
Errore n.3 Quante quote cedere a investitori nella fase iniziale
I founder possono essere tentati dalla possibilità di attrarre investitori sin dalle prime fasi e così commettono l’errore di cedere troppe quote della loro azienda in cambio di finanziamenti. Anche se avere capitale iniziale è fondamentale, cedere una quota eccessiva in fase iniziale può avere conseguenze negative a lungo termine, limitando il controllo sulla società e diminuendo la tua capacità di attrarre investitori più avanti nel percorso.
Perché è pericoloso per la start-up?
Se dai via una percentuale significativa dell’impresa troppo presto, rischi di ritrovarti con un controllo limitato, specialmente quando avrai bisogno di ulteriori finanziamenti nei round successivi. Inoltre, mi dispiace dirlo, ma potresti ritrovarti a fare il dipendente per qualcun altro (l’investitore), nonostante il progetto fosse (inizialmente) tuo.
Come evitare questo errore
Cerca di trovare un equilibrio tra attrarre investimenti e mantenere il controllo della tua azienda. Opta per modalità di finanziamento che non ti costringano a cedere subito una grande percentuale di quote, come prestiti convertibili o crowdfunding. Una regola d’oro è non cedere più del 15% in fase pre-seed, mantenendo una quota di controllo sufficiente per prendere decisioni strategiche in autonomia.
Errore n. 4 Lo stallo tra due soli soci
Un altro errore comune da evitare nelle startup è quello di dividere le quote equamente tra due soci, con un 50% ciascuno. A prima vista, questa può sembrare una divisione equa e giusta, ma in realtà è una mossa molto rischiosa. In caso di disaccordo tra i soci, un’equa divisione delle quote può bloccare le decisioni, causando uno stallo decisionale che può rallentare o addirittura fermare l’azienda, il cosiddetto stallo.
Perché è pericoloso per la startup?
Il rischio principale di una divisione al 50/50 è che se non ci si trova d’accordo su decisioni strategiche importanti, questo può effettivamente bloccare l’attività aziendale. Inoltre, gli investitori potrebbero essere restii a finanziare una società così costituita perché sono consapevoli del rischio di entrare in stallo per divergenze tra i soci, e della paralisi aziendale che ne consegue.
Come evitare questo errore
Per evitare lo stallo decisionale, è preferibile che uno dei due soci detenga una percentuale maggiore delle quote, come il 51%, mantenendo il controllo in situazioni critiche. Un’alternativa è nominare una terza parte, come un advisor o un investitore, che possa avere il voto decisivo in caso di disaccordi. Oppure un’altra soluzione è inserire nello statuto d’impresa e nei patti parasociali specifiche clausole di risoluzione (vedi ad es. il caso della clausola “roulette russa” tra Fedez e Luis Sal in Muschio Selvaggio srl).
Errore n. 5 – Non inserire nello statuto clausole specifiche per startup
Un errore comune tra le startup innovative è non inserire nello statuto clausole ad hoc per questo tipo specifico di Srl, molto appetibili per gli investitori, come ad esempio le clausole tag and drag along o la clausola di prelazione. Ne parlo nello specifico in un altro articolo. Inoltre, a seconda della volontà dei soci fondatori, possono essere personalizzate anche altre clausole in modo che i loro interessi siano totalmente tutelati. Ti dico però la verità, è senza dubbio difficile ottenere un equilibrio tra la tutela degli interessi degli startupper e quella degli investitori. Senza un membro con competenze legal nel team, credo quasi impossibile.
Perché è pericoloso per la start-up?
Il mancato inserimento di clausole specifiche per startup nello statuto comporta una minore tutela sia nei confronti degli interessi dei founder sia un minore interesse da parte di potenziali investitori che non ritengono protetto il loro investimento e quindi decidono di non partecipare.
Come evitare questo errore
È di fondamentale importanza in fase di creazione della società redigere uno statuto che sia effettivamente adeguato ed in linea con gli interessi della startup, dei soci fondatori e dei potenziali investitori che si vogliono attirare nel progetto. Lo statuto, deve obbligatoriamente prevedere alcune specifiche clausole, tra le tante, per citarne una, la clausola di prelazione, che serve a limitare l’ingresso in società di terzi non graditi. Infatti, semplificando e riassumendo il discorso, il socio che vuole vendere la proprio quota deve prima offrirla agli altri soci, alle stesse condizioni negoziate con il potenziale acquirente esterno.
Errore n. 6 Non tutelare il proprio know-how
Nel mondo aziendale e imprenditoriale, il know-how (o know how) rappresenta l’insieme delle competenze, esperienze e conoscenze specifiche che conferiscono un vantaggio competitivo. Tuttavia, spesso le aziendetrascurano di proteggere adeguatamente questo patrimonio immateriale, esponendosi a rischi significativi.
Perché è pericoloso per la startup?
Non tutelare il proprio know-how può portare a conseguenze devastanti. La condivisione non protetta di informazioni sensibili con collaboratori, fornitori o partner esterni potrebbe risultare in fughe di dati o appropriazioni indebite. Se un concorrente acquisisce queste conoscenze, la startup rischia di perdere il proprio vantaggio competitivo, subire danni economici e reputazionali, o addirittura veder compromesso il proprio futuro.
Come evitare di commettere questo errore
Per prevenire tali rischi, è essenziale adottare misure di protezione del know how. Tra queste vi sono la stipula di accordi di riservatezza (o in inglese NDA, Non Disclosure Agreement), l’uso di brevetti e marchi per proteggere le innovazioni, e la formazione dei collaboratori su pratiche di sicurezza informatica.
Errore n. 7 – Non negoziare le proposte di investimento e/o accettare la prima offerta ricevuta
Nel mondo delle start-up, ottenere un investimento può rappresentare un momento di svolta, ma la pressione di chiudere un accordo velocemente può portare a decisioni sbagliate. Spesso i fondatori, entusiasti di ricevere la prima offerta, rischiano di accettarla senza una negoziazione adeguata o senza esplorare altre opzioni, compromettendo il futuro della loro impresa.
Perché è pericoloso per la start-up?
Accettare la prima proposta di investimento senza negoziare può portare a condizioni che non tutelano gli interessi della startup. Questo include una cessione eccessiva di quote, la perdita del controllo sull’azienda o la presenza di clausole restrittive che limitano la libertà decisionale dei soci. In molti casi, il primo investitore non offre il miglior valore possibile e si corre il rischio di bloccare le future opportunità di finanziamento con condizioni poco vantaggiose.
Esempio:
Marco, Carla e Francesco ricevono una proposta di investimento di 100.000 euro per la cessione del 10% di capitale sociale: tale proposta conferma una valutazione della società di 1 milione di euro. I soci sono entusiasti di questa valutazione, il lato negativo è però l’inserimento all’interno dello statuto societario di determinati “poteri”, definiti in legalese veti, in relazione a quasi tutte le decisioni assembleari. I tre soci accettano la proposta ed ottengono i finanziamenti. Il nuovo investitore, seppur con una quota di minoranza, ha il potere di decidere su ogni scelta aziendale rilevante.
Come evitare di commettere questo errore
Per evitare di compromettere il controllo all’interno della propria startup, è fondamentale trattare ogni proposta di investimento con la giusta cautela. Le startup dovrebbero confrontare più offerte, valutare attentamente i termini proposti e negoziare aspetti come la valutazione dell’azienda, le percentuali di equity cedute e le condizioni contrattuali. Affidarsi a consulenti esperti, avvocati specializzati in aspetti legali per startup e confrontarsi con imprenditori che hanno già attraversato questo percorso può aiutare a ottenere condizioni più vantaggiose e tutelare il futuro della startup.
Conclusione
Lanciare una startup richiede dedizione, competenze in continuo aggiornamento e un giusto equilibrio tra un’attenta pianificazione e un elevato dinamismo. E ovviamente tanto, tantissimo olio di gomito. Io ho amato fare startup (vedi più dettagli nella mia bio) e ho cercato di sintetizzare qui i suggerimenti chiave che spero possano fare la differenza per il tuo progetto.

